Coronavirus e attività motoria. Ecco come riprendere l’attività all’aperto senza rischi

Coronavirus e attività motoria. Ecco come riprendere l’attività all’aperto senza rischi

17/04/2020 - Dall’adozione del modello francese, che permette ‘passeggiate e attività fisica, purché da soli o con il pro...

Tutti a casa. È stato questo il leit motive che ci ha accompagnato in questi ultimi 39 giorni di lockdown e con un giro di vite sempre più serrato in molte regioni italiane. Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta hanno vietato qualsiasi attività motoria all’aperto, ma in generale in tutta Italia i parchi hanno chiuso i battenti non consentendo, in particolare a bambini e anziani, di fare attività all’aria aperta. E non sono mancati casi di jogger e genitori che camminando per strada con i propri figli, anche senza contravvenire ad alcuna norma, si sono visti redarguire da chi disapprovava la loro uscite. Eppure po’ di esercizi e di camminate al sole sono strumenti per mantenere salute e resilienza in una popolazione, a partire dagli anziani, già duramente provata.

Ecco quindi che per la Rete Sostenibilità e Salute - un insieme di Associazioni che da anni si impegnano in maniera critica per proteggere, promuovere e tutelare la salute - è arrivato il momento di iniziare a ragionare sulla possibilità di riaprire i parchi e permettere in tutta Italia, nel rispetto delle distanze di sicurezza, di svolgere attività motoria all’aperto. Magari solo una passeggiata o consentire ai bambini di giocare all’aperto con la propria famiglia. O anche, per chi può, coltivare un orto. L’importante è fare attività fisica. Seguendo sempre comportamenti di buon senso, suggeriscono gli esperti, come “non appisolarsi sulle panchine, senza potersi distanziare da chi passa vicino; non appoggiare la bocca a fontanelle; portare i bambini a camminare nel verde senza accedere a parchi giochi, perché il virus persiste sulle superfici”.

In un documento, 15 tra Associazioni e società medico scientifiche hanno quindi offerto alcuni spunti di riflessione su attività fisica e coronavirus e presentato anche le loro proposte.

Due le premesse alla base delle riflessioni elaborate e stilate alla luce delle attuali conoscenze sul Sars-Cov-2: la prima è che molto difficile che ci si contagi in strada, salvo assembramenti “data la grandissima diluizione che si ha in ambienti aperti: se per ammalarsi fosse sufficiente respirare il virus per strada, ci saremmo ammalati tutti”. La seconda è che, ferma restando la necessità e l’importanza di mantenere le misure di contenimento, l’obiettivo da perseguire è solo ed esclusivamente quello di proteggere sempre di più la comunità in un’ottica complessiva di salute e di sanità pubblica.

Insomma, il messaggio che deve passare è che chi fa attività motoria “non va guardato con riprovazione. Al contrario, si tratta di persone che attuano comportamenti meritori, tutelando la salute propria, proteggendosi meglio anche dalle infezioni, e alleggerendo il carico assistenziale per la società: così le risorse sanitarie potranno essere meglio riservate a chi ne ha più bisogno”.
Anche perché ci sono “fortissime prove scientifiche” che dimostrano come l’attività motoria porti benefici per la salute (inclusa la salute mentale) e nella prevenzione della mortalità generale e da malattie infettive. E non si tratta solo di esercizio fisico come jogging, bicicletta, etc., ma anche di una camminata più o meno veloce di mezz’ora al giorno, alla portata di quasi tutti gli anziani.

Ma come uscire dall’impasse? Per la Rete Sostenibilità e Salute le soluzioni ci sono. Si potrebbe, in una prima fase, adottare il modello francese, che permette ‘passeggiate e attività fisica, purché da soli o con il proprio nucleo familiare, per un’ora al giorno, nel raggio di un chilometro’ dall’abitazione. Una soluzione che eviterebbe anche l’affollamento che si potrebbe verificare in alcune aree verdi.
E ancora, per chi fa jogging, a qualunque età, si potrebbero aumentare le distanze di sicurezza: rispetto a #iorestoacasa, suggerisce la Rete, un hashtag più mirato potrebbe essere #iostoatremetri, aggiungendo il consiglio di “non fare jogging nella scia di altri”.

A questa prima fase potrebbe poi seguirne una seconda più “spinta”: da una sola ora di attività fisica si potrebbe passare a più ore di attività, fino a eliminare con gradualità i divieti all’attività all’aperto (motoria e non) “purché non si creino assembramenti e siano rispettate le distanze di sicurezza”.
E per chi trasgredisce? Multe severe, che si andranno ad aggiungere ad una “pressione sociale di una comunità responsabilizzata e consapevole”.

Il documento ricorda poi che in buona parte degli Stati non sono presenti drastiche limitazioni all’attività motoria all’aperto: “Molti paesi occidentali non hanno vietato, alcuni hanno anzi incoraggiato l’attività motoria all’aperto per i suoi benefici sulla salute, consentendo anche di fruire di parchi e spazi all’aperto, certo sempre nel rispetto delle distanze di sicurezza, che sono il vero strumento cruciale da implementare”.
“Un pedone consapevole della misura fondamentale di rispettare la distanza fisica – sottolineano – può facilmente scostarsi da soggetti che non la rispettassero (a differenza di un automobilista che potrebbe non evitare una collisione per responsabilità esclusiva di qualcun altro), e per fortuna la trasmissione di infezioni respiratorie richiede in genere ben più di una vicinanza fugace.
Per esempio in Germania non sono previste autocertificazioni e ‘frequentare gli spazi pubblici è permesso da soli, o in compagnia di un’altra persona soltanto, oppure insieme ai propri conviventi [...] fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente sempre possibile, purché ci si mantenga a un metro e mezzo di distanza”.

Soprattutto concludono le Associazioni: “La tutela della salute e un efficace contenimento dell’epidemia non si possono attuare con decisioni autoritarie poco trasparenti, ma attraverso l’empowerment delle persone: la possibilità per i cittadini di fare scelte informate, partecipate, attraverso strumenti chiari, coordinati e condivisi”. E lanciano un monito: “Una gestione trasparente dell’emergenza faciliterebbe l’adesione alle regole necessarie al contenimento dell’epidemia”.

 

Fonte: Il Farmacista Online

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